lunedì 20 aprile 2020

L'irrealtà del reale

"L'irrealtà del reale" è una raccolta di racconti che racchiude in sé le più disparate e criptiche storie, vicende, ambientazioni e situazioni, molte delle quali al limite della realtà, e i più variopinti, indecifrabili e assurdi tipi umani. Il lavoro si configura come un viaggio attraverso la psiche di tutti questi personaggi che raccontano le loro avventure attraverso i propri occhi, le proprie considerazioni e, soprattutto, attraverso il proprio unico e inimitabile modo di pensare e di concepire il mondo e la realtà che li circonda. Una miriade di temi, tra cui la follia, il fascino della morte, l’ambiguità del reale e moltissimi altri, si manifestano prepotentemente nei vari racconti, mandando in crisi tutto ciò che pensavamo di essere e di sapere. Tinte fosche e cupe, unite a una sana dose di mistero, condiscono ogni singolo brano della raccolta, trascinando il lettore in un vortice infinito di domande enigmatiche e martellanti, dalle quali verrà perseguitato insistentemente fino all'ultima pagina.

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Mi presento

Mi chiamo Alessandro Pezzoni e sono nato a Tradate, in provincia di Varese, il 12 Gennaio 2000. Dopo aver frequentato il liceo scientifico a Legnano mi sono iscritto al corso di laurea in economia aziendale e management presso l'università Bocconi di Milano, dove tutt'oggi studio. 
Ho incominciato ad avvicinarmi alla letteratura fin dalle scuole medie, prediligendo le lezioni di italiano a qualsiasi altra materia e iniziando una piccola e contenuta produzione di carattere autobiografico. Dopo aver cambiato insegnante e fino al terzo anno delle superiori inizia un progressivo distacco, dettato più dall'esigenza di dedicare le mie attenzioni ad altre attività che da un repentino cambiamento di indirizzo mentale. L'ultimo anno delle superiori, con lo studio degli autori dell'Ottocento e del Novecento segna un ritorno in forze della presenza della scrittura nella mia vita. Inizio infatti a scrivere racconti di diverso tipo e di diverso genere, intrisi però di quelle tematiche che studiavo tra i banchi di scuola che tanto mi avevano affascinato. L'anno successivo, la mia prima raccolta di racconti, "L'irrealtà del Reale" è finalmente compiuta e pronta per la pubblicazione nell'aprile del 2020.
Concepisco la scrittura come una continua ricerca. Ricerca del bello formale e del sentimento.
Ma soprattutto per me la letteratura è riflessione: nei miei testi non compaiono però tematiche attuali di carattere sociale, economico o politico, ma solamente temi di carattere universale.
Affascinato dai temi sviluppati dalla letteratura italiana nel corso dell'Ottocento e del Novecento cerco, nel mio piccolo e attraverso le mie limitate capacità letterarie, di adattarle all'uomo e alla società moderna per mostrare come, nonostante tutto il continuo progredire, esse siano più che mai attuali. Nella mia prima raccolta di racconti affronto i diversi aspetti del reale: l'ambiguità di ogni situazione esistenziale, il fascino della follia, la memoria, il ricordo, il sentimento, la presenza del male nella vita dell'uomo, lo scorrere inevitabile e logorante del tempo.  
Gli autori che più mi hanno lasciato e influenzato nel mio percorso di studi sono essenzialmente tre, diversissimi e forse, incompatibili tra loro: Leopardi, D'Annunzio e Pirandello. Dal primo si ricava un'immensità di tematiche, ognuna delle quali, a suo modo, mi ha profondamente affascinato: dalle teorizzazioni sul piacere a quelle sul tempo, dalla noia alla condizione umana, dal ruolo rivestito dalla natura nella vita dell'uomo fino alla figura del primitivo. Inutile stare qui ad elencare tutte le infinite magnificenze elaborate dal poeta nel corso della sua breve vita. Ma una cosa su tutte mi ha segnato, una frase contenuta nello Zibaldone, con la quale il giovanissimo Leopardi risponde a Pietro Giordani, il quale aveva consigliato al poeta di aspettare a produrre poesia e che erano forse necessari ancora vent'anni di esercizio con la prosa prima di dedicarsi a quella:

"... che mi parrebbe di far peccato mortale
a non curarmene, e a lasciar passare
questo ardore di gioventù..."

Sono da sempre convinto del fatto che lo studio della letteratura italiana, se adeguatamente compiuto, formi un individuo più di qualsiasi corso di educazione civica o di qualsiasi manuale di diritto. Si può imparare moltissimo dagli autori che ci hanno preceduto e dalle loro opere. Dobbiamo solo avere l'umiltà e la disposizione mentale adatta per saperli ascoltare. Ereditiamo un patrimonio immenso e dal valore inestimabile, di cui ognuno di noi deve farsi custode e curatore. Rifiuto l'idea di una letteratura di carattere meramente commerciale e volta esclusivamente alla veicolazione di informazioni o di storie adatte solamente all'intrattenimento. Siamo stati in grado di fare e concepire di più ed è necessario continuare a farlo, se non in maniera diretta almeno in quella indiretta, attraverso la ricerca e lo studio del passato che, a mio personalissimo parere, ha sempre qualcosa di nuovo da offrire ogni qual volta volgiamo il nostro sguardo verso di lui, con cuore e mente completamente aperta.